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Massimo Troisi (San Giorgio a Cremano, 19 febbraio 1953 – Ostia, 4 giugno 1994)
è stato un attore, regista e sceneggiatore italiano. Nel 1996 fu candidato ai Premi Oscar come miglior attore e miglior sceneggiatura non originale per il film “Il postino”.
Principale esponente della nuova comicità napoletana nata agli albori degli anni Settanta, soprannominato «il comico dei sentimenti» o il «Pulcinella senza maschera» è considerato uno dei maggiori interpreti nella storia del teatro e del cinema italiano. Formatosi sulle tavole del palcoscenico, istintivo erede di Eduardo e di Totò, cominciò la sua carriera assieme agli inossidabili amici del gruppo I Saraceni, divenuto La Smorfia (Lello Arena ed Enzo Decaro). Il successo del trio fu inatteso e immediato e consentì al giovane Troisi di esordire al cinema con Ricomincio da tre (1981), il film che decretò il suo successo come attore e come regista. Dall’inizio degli anni Ottanta si dedicò esclusivamente al cinema interpretando dodici film e dirigendone cinque.
Anni novanta: gli ultimi lavori
L’ultima collaborazione con Scola (1990) e l’ultima regia (1991)
Nel 1990 collaborò per l’ultima volta con Scola nel film Il viaggio di Capitan Fracassa, che collegò la commedia all’italiana alle antiche radici della commedia dell’arte, in cui recitò nel ruolo di Pulcinella. Nel 2014 Scola raccontò di un progetto mancato, di un film quasi pronto e che poi non si concretizzò per la decisione dell’autore di non farsi più finanziare da Medusa. Troisi avrebbe dovuto interpretare un personaggio di nome Ettore, mentre il titolo della pellicola doveva essere Un drago a forma di nuvola. Troisi dirige Francesca Neri sul set di Pensavo fosse amore… invece era un calesse
L’ultima regia di Troisi, dove è anche sceneggiatore e protagonista, è quella di Pensavo fosse amore… invece era un calesse del 1991, con Francesca Neri e Marco Messeri. Con questo film Troisi decise di dar corpo a un’idea che aveva in mente da diverso tempo, come dimostrano le diverse incursioni sull’argomento nei suoi precedenti lavori: fare un film dove si parlasse esclusivamente di amore. Troisi analizza i sentimenti della coppia moderna e le difficoltà di portare avanti un legame tra un uomo e una donna. Forse fu il film che più di tutti mise a nudo l’interiorità dell’attore, le sue realtà più intime. I protagonisti, Tommaso e Cecilia, interpretati rispettivamente da Troisi e Neri, si amano ma si lasciano ripetutamente per poi tornare insieme, ma in realtà si sentono troppo diversi per riuscire a sposarsi ed essere felici. Proprio quando sono sul punto di farlo, nelle ultime sequenze del film, lui non trova il coraggio di presentarsi in chiesa: preferisce mandarle un biglietto per darle appuntamento in un bar vicino. Perché un calesse in opposizione all’amore, che Troisi immaginò quale unico fatto di governo della società che decise di proporre al pubblico? Non c’è ragione precisa (lo stesso regista lo ribadì più volte), eppure l’efficacia del contrasto sta proprio nell’aver accostato una parola così ricca di significati come amore a un’altra solo apparentemente senza senso come calesse.
Il postino e la morte prematura
«Un vero napoletano ti saprà dire che cosa stava facendo e dove si trovava quello sciagurato pomeriggio del 4 giugno del 1994, il giorno in cui si apprese della morte di Massimo Troisi.»
Durante le riprese di Scusate il ritardo, un film sulla storia d’amore tra una massaia scozzese e un prigioniero napoletano sul finire della seconda guerra mondiale. La sceneggiatura fu scritta principalmente da Radford, Furio Scarpelli e Troisi. I tre si diedero appuntamento a Los Angeles per ultimarla. Troisi approfittò del suo soggiorno in America per spostarsi a Houston, nell’ospedale dove si era operato da ragazzo, per un controllo prima dell’inizio delle riprese. Il responso delle analisi colse l’attore di sorpresa: Troisi apprese di doversi sottoporre con urgenza a un nuovo intervento chirurgico perché entrambe le valvole al titanio si erano deteriorate. Durante l’intervento chirurgico Troisi ebbe un infarto, ma i medici riuscirono a tenerlo in vita. L’attore partenopeo rimase in ospedale un mese e mezzo e in questo periodo i medici gli consigliarono come migliore soluzione il trapianto.
Le condizioni di Troisi peggiorarono giorno dopo giorno, al punto da costringerlo a farsi sostituire da una controfigura nelle scene più faticose. In un’intervista, l’attore Renato Scarpa dichiarò che Troisi disse «questo film lo voglio fare con il mio cuore. L’attore partenopeo disse anche di amare questa pellicola particolarmente, al punto di considerarlo parte della sua stessa vita. Per questa ragione e per l’accoglienza che gli era stata riservata dai procidani durante le riprese sull’isola si impegnò a offrirlo in anteprima nazionale proprio in un locale di Procida; di questa proiezione non poté però essere spettatore. Troisi morì nel sonno poche ore dopo la fine delle riprese, il 4 giugno 1994 a Roma all’età di 41 anni, nella casa della sorella Annamaria al quartiere Infernetto, per un attacco cardiaco, conseguente a febbri reumatiche.
Le sue spoglie sono conservate nel Cimitero di San Giorgio a Cremano (Napoli) insieme con quelle della madre e del padre.Dopo la sua morte, Il postino ottenne un grandissimo successo, sia in Italia sia negli Stati Uniti d’America, e fu candidato a cinque Premi Oscar (tra i quali uno a Troisi come miglior attore: il quarto di tutti i tempi a ricevere una candidatura per l’Oscar postumo), ma dei cinque si concretizzò solo quello per la migliore colonna sonora (scritta da Luis Bacalov).