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Luciano Pavarotti (Modena, 12 ottobre 1935 – Modena, 6 settembre 2007)
è stato un tenore italiano. È stato tra gli artisti italiani più apprezzati in tutto
il mondo grazie alle straordinarie qualità vocali, ad un’eccellente gestione della propria immagine mediatica e per l’impegno profuso in campo sociale. In seguito al successo planetario in campo operistico, il tenore ha esteso le sue esibizioni
al di fuori dallo stretto ambito del teatro, organizzando recitals in piazze, parchi
e quant’altro coinvolgendo migliaia di persone nei più disparati angoli della Terra. “Big Luciano”, come veniva chiamato, ha rappresentato l’ultimo dei grandi cantanti italiani che hanno saputo conquistare il mondo.

Dotato di una voce squillante negli acuti e ricca nel mezzo, con un fraseggio chiaro e un timbro limpido, è annoverato tra i dieci tenori più grandi di tutti i tempi, nonché tra i massimi esponenti della musica lirica. Con Carlo BergonziEnrico CarusoFranco CorelliMario Del MonacoGiuseppe Di StefanoBeniamino Gigli e Tito Schipa, permane uno dei tenori italiani “storici” di notorietà mondiale Con il Pavarotti & Friends e le sue numerose collaborazioni (fra le quali è da ricordare in particolare la costituzione del gruppo dei Tre Tenori, con Plácido Domingo e José Carreras), ha consolidato una popolarità che gli ha dato fama mondiale anche al di fuori dell’ambito musicale. Con oltre 100 milioni di copie vendute nel mondo, si stima sia, anche per vendite, fra i primissimi cantanti di ogni genere musicale, nonché il cantante italiano di maggior successo a livello internazionale

Noto con l’appellativo di «Maestro», nel corso della sua carriera, durata oltre mezzo secolo, ha vinto sei Grammy Awards, di cui un Grammy Legend Awards, attribuitagli nel 1998. Inoltre, in virtù dei suoi contributi nel mondo della musica, ha ricevuto il Kennedy Center Honors nel 2001 e gli sono state conferite le più alte onorificenze della Repubblica Italiana

Luciano Pavarotti era figlio di Fernando Pavarotti (19122002) e di Adele Venturi (19152002), dal cui matrimonio nacque anche sua sorella minore, Gabriella (19402013). Il padre era un fornaio nell’Arma dei Carabinieri, e si dilettava a cantare a livello amatoriale in una piccola associazione di coristi non professionisti, la «Corale Gioachino Rossini» di Modena e trasmise al figlio la passione per la musica operistica, trovando nel giovane altrettanto interesse.

Il giovane Pavarotti decise di non intraprendere subito una carriera musicale vera e propria, evitando così il conservatorio. Per un lungo periodo invece dedicò i suoi studi all’insegnamento, per diventare un docente di educazione fisica e insegnare in seguito alle scuole elementari per due anni, dopo essersi iscritto nell’Istituto magistrale di Modena (la stessa scuola frequentata anche da Francesco Guccini). Pur proseguendo la sua attività nell’insegnamento, non aveva abbandonato gli studi di canto con il tenore Arrigo Pola (di cui manterrà canoni e principi nella sua futura carriera) e alla partenza di questi per il Giappone, tre anni dopo, proseguì la sua preparazione con il maestro Ettore Campogalliani, con il quale perfezionò la tecnica del fraseggio e della concentrazione.

Per sua stessa ammissione i due sono rimasti per sempre i suoi unici e onorati maestri. Negli anni successivi, entrato a pieno regime nel mondo della lirica e sempre continuando i suoi studi canori, il giovane tenore ottenne un primo successo musicale, nel 1955, in una delle sue esibizioni con il padre e la Corale Rossini in Galles, nel corso del Festival di Llangollen dove la corale si aggiudicò il primo premio. Nel 1995, a quarant’anni di distanza dall’ultima volta, torna a Llangollen, esibendosi in un concerto contenente le più famose arie.

La morte e i funerali

Tributo a Pavarotti il giorno del suo funerale

Nel 2007 si stabilì nella sua villa di Modena, nel tentativo di condurre a buon fine la sua lotta personale contro il cancro al pancreas.
Una delle sue figlie rilasciò un’intervista a un settimanale, affermando che il padre si stava ormai preparando all’ineluttabile decorso della malattia (intervista successivamente smentita) peggiorata nell’agosto 2007 e per la quale era stato anche ricoverato in ospedale. Nel suo buen retiro emiliano, Pavarotti ha continuato quasi fino all’ultimo a tenere lezioni di canto ad alcuni allievi e riceveva amici e parenti, anche se costretto su una carrozzina e visibilmente dimagrito. Seppur sofferente, apparve per l’ultima volta in televisione il 16 gennaio 2007 a Porta a Porta in una puntata dedicata ad Arturo Toscanini nel cinquantenario della scomparsa dell’artista italiano,

Il Maestro morì alle 5 di mattina del 6 settembre 2007, all’età di 71 anni. Al suo capezzale erano presenti la moglie, le figlie e la sorella. Il cordoglio venne espresso dai giornali quotidi e dalle istituzioni di tutto il mondo.

L’organizzazione della cerimonia funebre venne affidata all’amico ed impresario funebre modenese Gianni Gibellini. Il cofano utilizzato per la cerimonia, disegnato da Marco A. Ghirardotti e realizzato in tempi record dalla ditta bresciana “Lombarda Lavorazione Legno srl”, era in legno massello di acero sbiancato, col rivestimento in velluto color rosso “teatro”; sul velo venne ricamata una chiave di violino. Le indicazioni per la realizzazione del feretro le aveva lasciate lo stesso Luciano Pavarotti prima di morire.

Alle esequie, celebrate nel duomo di Modena dall’allora arcivescovo metropolita Benito Cocchi, erano presenti circa 50.000 persone, membri di istituzioni nazionali e internazionali e artisti, tra i quali Zubin MehtaBonoZucchero FornaciariGianni Morandi e Jovanott. Poco prima dell’inizio della cerimonia religiosa il soprano Rajna Kabaivanska (autrice negli anni di grandi duetti con il maestro) intonò l’Ave Maria di Verdi. All’Offertorio il flautista Andrea Griminelli eseguì, accompagnato all’organo da Renato Negri, la Danza degli spiriti beati, dall’Orfeo ed Euridice di Christoph Willibald Gluck. Al momento della distribuzione della Comunione Andrea Bocelli cantò l’Ave Verum Corpus di Wolfgang Amadeus Mozart. Venne poi diffuso il canto del Panis Angelicus di César Franck, che Luciano Pavarotti con il padre Fernando intonarono la Notte di Natale del 1978 in un duomo gremito di fedeli, durante la solenne celebrazione della Natività officiata dall’allora arcivescovo Bartolomeo Santo Quadri.

Romano Prodi, all’epoca presidente del Consiglio, tenne l’orazione funebre. Il giorno precedente, aveva reso omaggio al feretro e colloquiato con i familiari il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. All’uscita della salma gli resero omaggio le Frecce Tricolori, dipingendo con il Tricolore italiano il cielo di Modena. Per sua espressa volontà è stato sepolto nel piccolo cimitero di Montale Rangone nella tomba di famiglia, accanto ai genitori e al figlioletto Riccardo.

 

 

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