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Amedeo Nazzari

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Amedeo Nazzari, nome d’arte di Amedeo Carlo Leone Buffa (Cagliari, 10 dicembre 1907 – Roma, 6 novembre 1979), è stato un attore italiano. Nel 1941 alla Mostra di Venezia vince la futura Coppa Volpi per il film Caravaggio, pittore maledetto, e sempre in quell’anno il celebre La cena delle beffe lo consacra definitivamente come “divo” del cinema.

Biografia

Figlio di Salvatore Buffa, proprietario di un pastificio, e di Argenide Nazzari, il futuro attore prenderà il suo nome d’arte dal nonno materno, Amedeo Nazzari, già presidente della Corte d’appello di Vicenza, trasferito poi a Cagliari. Amedeo Buffa aveva solo sei anni quando suo padre morì e la madre si trasferì con lui e le sorelle a Roma. Qui compì gli studi presso un collegio di padri salesiani dove maturò la sua vocazione artistica fin dalle prime recite scolastiche, per poi passare ai palcoscenici delle filodrammatiche e arrivare infine, dopo aver abbandonato gli studi di ingegneria, al teatro vero e proprio.

La notorietà

Nel 1938 indossò ancora la divisa per il suo secondo successo di pubblico, Luciano Serra pilota, sempre con la regia di Alessandrini. Ormai Nazzari era conosciuto ed erano molte le offerte di lavoro, ma le sue continue discussioni con i produttori per intervenire sui dialoghi dei film che interpretava e per suggerire cambi di sceneggiatura non previsti nei copioni, gli crearono una fama di personaggio scomodo e indocile. Nazzari riceve la coppa del Ministero della cultura popolare per il film Caravaggio, il pittore maledetto, si riconoscono il conte Giuseppe Volpi e il ministro Pavolini (1941)

Nel 1941, alla IX Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia il conte Giuseppe Volpi gli consegnò la Coppa del Ministero della cultura popolare come migliore attore per il film Caravaggio, il pittore maledetto, diretto sempre da Alessandrini, e l’anno dopo, il celebre La cena delle beffe lo consacrò definitivamente come divo del cinema. Il film, diretto da Alessandro Blasetti, è un dramma in costume che si svolge nella Firenze dei Medici.

Tratto dall’omonimo poema di Sem Benelli, ottenne un enorme successo di pubblico e rimane nella memoria storica degli spettatori italiani per una serie di motivi: innanzitutto perché contiene la prima scena di nudo femminile (un’inquadratura di pochi secondi di Clara Calamai a seno nudo che varrà alla pellicola il divieto alla visione ai minori di 16 anni e la condanna delle autorità ecclesiastiche), poi perché riunisce nel cast due giovani amanti, Osvaldo Valenti e Luisa Ferida, che di lì a pochi anni andranno incontro a un tragico destino accusati dai partigiani di collaborazionismo e trucidati, infine per l’interpretazione intensa e anche un po’ gigionesca di Nazzari, che in questo film pronuncia la sua battuta più celebre: « […] e chi non beve con me, péste lo cólga!», che ripetuta da tutti, esasperando l’accento sardo del protagonista, diventerà col tempo un tormentone.

La morte

A partire dagli anni settanta, diradò sempre più gli impegni televisivi e cinematografici a causa di una grave forma di insufficienza renale che lo costrinse a sottoporsi a numerose dialisi settimanali. Nel 1975 partecipò a un episodio della serie televisiva L’ispettore Derrick, intitolato L’uomo di Portofino e trasmesso dalla Rete 2 (l’attuale Rai 2) nel 1979; la scena principale in soggettiva fu girata, in lingua italiana, a Portofino. Negli ultimi due film, Nina (1976) di Vincente Minnelli e Melodrammore (1978) di Maurizio Costanzo, lo si vede apparire in piccole partecipazioni.

Morì nella clinica Villa Claudia di Roma la sera del 5 novembre 1979, per collasso cardiorespiratorio, pochi mesi prima che la figlia Maria Evelina gli desse il primo nipotino, Leonardo. Col nome di Amedeo Nazzari Buffa, è sepolto al cimitero monumentale del Verano di Roma.

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