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Aldo Moro (Maglie, 23 settembre 1916 – Roma, 9 maggio 1978) è stato un
politico italiano, cinque volte Presidente del Consiglio dei ministri e presidente
del partito della Democrazia Cristiana. Fu rapito il 16 marzo 1978 e ucciso il 9 maggio successivo da appartenenti al gruppo terrorista denominato Brigate Rosse.

Biografia

Infanzia, educazione ed impegno accademico

Casa natale di Aldo Moro a Maglieprovincia di Lecce

Nacque il 23 settembre 1916 a Maglie, in provincia di Lecce. Suo padre Renato era un ispettore scolastico, originario di Gemini (Ugento), la madre Fida Stinchi un’insegnante elementare di Cosenza. Conseguì la Maturità Classica al Liceo “Archita” di Taranto.

S’iscrisse presso l’Università di Bari alla facoltà di Giurisprudenza, dove al termine di un percorso brillante (superò tutti gli esami con la votazione di 30 o 30 e lode) conseguì la laurea il 13 novembre 1938 presentando una tesi su La capacità giuridica penale, sotto la guida del prof. Biagio Petrocelli, ordinario di diritto penale e in quel periodo anche Rettore dell’ateneo barese. Dopo un breve periodo come assistente volontario e poi segretario particolare dello stesso Petrocelli, a partire dall’anno accademico 1940-1941 e fino all’ottenimento della cattedra nel 1951 Moro tenne come professore incaricato corsi in svariate facoltà dell’università, fra i quali si segnalano quello in filosofia del diritto, dal quale fu tratto un apprezzato libro di testo, le sue lezioni furono infatti raccolte in dispense con il titolo Lo Stato, e l’insegnamento di diritto penale nel corso di laurea in giurisprudenza, che Moro ricoprì nel 1942-43, in quanto il titolare, prof. Giovanni Leone (poi presidente della Repubblica dal 1971 al 1978), era stato richiamato in servizio militare.

Nel 1942, Moro svilupperà inoltre la sua seconda opera, intitolata La subiettivazione della norma penale, che, assieme al lodevole giudizio espresso nei confronti della attività didattica precedentemente menzionata, nello stesso anno gli varrà la concessione della libera docenza in diritto penale. La sua carriera universitaria proseguì spedita: nel 1948 fu nominato professore straordinario di diritto penale presso l’Università di Bari e nel 1951, al termine del prescritto triennio di straordinariato, ad appena 35 anni di età completò il cursus honorum ottenendo la cattedra da professore ordinario di diritto penale, sempre presso l’ateneo del capoluogo pugliese.

Nel 1963, anche per poter meglio conciliare gli impegni governativi e politici con quelli accademici, ottenne il trasferimento all’Università di Roma, in qualità di titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura penale presso la Facoltà di Scienze politiche. Nonostante i molteplici impegni politici e istituzionali che lo accompagnarono negli anni, Moro non venne mai meno ai suoi impegni accademici e continuò ad insegnare regolarmente fino alla morte, dedicando sempre la necessaria attenzione ai suoi studenti, con i quali era solito anche intrattenersi a dialogare, dopo le lezioni. È stato ritenuto emblematico di questa sua vocazione didattica il fatto che, fra le borse rinvenute nella Fiat 130 da cui fu rapito il 16 marzo 1978, ve ne fosse una contenente alcune tesi di laurea dei suoi allievi. Moro assieme a Padre Pio da Pietrelcina

Nel 1935 entrò a far parte della Federazione universitaria cattolica italiana di Bari, segnalandosi ben presto anche a livello nazionale. Nel luglio 1939 venne scelto, su consiglio di monsignor Giovanni Battista Montini, di cui, proprio in quegli anni, divenne amico, come presidente dell’Associazione; in questo periodo prese i voti nella Fraternità Laica di San Domenico.Durante gli anni universitari partecipò, inoltre, ai Littoriali della cultura e dell’arte.

Mantenne l’incarico nella FUCI sino al 1942, quando fu chiamato alle armi, prima come ufficiale di fanteria, poi come commissario nell’aeronautica, con incarichi prevalentemente d’ufficio (da principio come esperto di problemi giuridici e in seguito come addetto stampa). Gli succedette Giulio Andreotti, sino ad allora direttore della rivista degli universitari cattolici Azione Fucina Dopo qualche anno di carriera accademica, fondò nel 1943 a Bari, con alcuni amici, il periodico La Rassegna che uscì fino al 1945. Nel luglio dello stesso anno prese parte ai lavori che portarono alla redazione del Codice di Camaldoli.

Primi passi in politica con Dossetti

Nel settembre del 1942, , Aldo Moro cominciò a incontrarsi clandestinamente con altri esponenti del movimento cattolico nell’abitazione di Giorgio Enrico Falck, noto imprenditore milanese; tra gli altri, erano presenti Alcide De GasperiMario ScelbaAttilio PiccioniGiovanni Gronchi, provenienti dal disciolto Partito Popolare Italiano di Don SturzoGiulio Andreotti dell’Azione CattolicaAmintore FanfaniGiuseppe Dossetti e Paolo Emilio Taviani della FUCI. Il 19 marzo 1943, il gruppo si riunì a Roma, in casa di Giuseppe Spataro, per discutere e approvare il documento, redatto da De Gasperi, “Le idee ricostruttive della Democrazia Cristiana“, considerato l’atto di fondazione ufficiale della Democrazia Cristiana.

Nel nuovo partito, Moro mostrò subito la sua tendenza democratico-sociale, aderendo alla componente dossettiana, considerata comunemente la “sinistra DC”. Nel 1945 divenne direttore della rivista Studium e fu eletto presidente del “Movimento laureati di azione cattolica” (poi Movimento ecclesiale di impegno culturale), che era stato fondato nel 1932 da Igino Righetti.

Nel 1946, Moro divenne vicepresidente della Democrazia Cristiana e fu eletto all’Assemblea Costituente, dove entrò a far parte della commissione che si occupò di redigere la Carta costituzionale. Eletto deputato al parlamento nelle elezioni del 1948, fu nominato sottosegretario agli esteri nel gabinetto De Gasperi (23 maggio 1948 – 27 gennaio 1950). Dopo il ritiro di Dossetti dalla scena politica (1952), Moro, insieme a SegniColomboRumor e altri, costituì la corrente democristiana Iniziativa democratica, sotto il comando di Fanfani.

Nel 1953 fu rieletto alla Camera, ove ricoprì la carica di presidente del gruppo parlamentare democristiano. Nel 1955 fu ministro di Grazia e Giustizia nel governo Segni I e l’anno dopo risultò tra i primi eletti nel consiglio nazionale del partito, durante il VI congresso nazionale della DC. Ministro della Pubblica Istruzione nei due anni successivi (governi Zoli e Fanfani) introdusse lo studio dell’educazione civica nelle scuole (D.P.R. n. 585, 13 giugno 1958), elaborò un Piano decennale per l’istruzione diretto a rendere effettivo il diritto alla scuola con nuovi edifici, borse di studio e assistenza e fu sua l’intuizione di sfruttare la neonata Rai per agevolare l’alfabetizzazione del paese dando l’avvio alla creazione di quella che, inizialmente chiamata Telescuola, diventerà la trasmissione Non è mai troppo tardi del maestro Alberto Manzi.

Presidente del Consiglio

 Nel dicembre 1963 (IV legislatura, 1963 – 1968) Moro divenne presidente del Consiglio, formando per la prima volta, dal 1947, un governo con la presenza di esponenti socialisti. All’età di 47 anni, fu il più giovane presidente fino ad allora della storia repubblicana.

Sequestro, morte e sepoltura

 

Il 16 marzo 1978, giorno della presentazione del nuovo governo, il quarto guidato da Giulio Andreotti, la Fiat 130 che trasportava Moro dalla sua abitazione nel quartiere Trionfale zona Monte Mario di Roma alla Camera dei deputati, fu intercettata da un commando delle Brigate Rosse all’incrocio tra via Mario Fani e via Stresa. Gli uomini delle Brigate Rosse uccisero i cinque uomini della scorta (Domenico Ricci, Oreste Leonardi, Raffaele Iozzino, Giulio Rivera, Francesco Zizzi) e sequestrarono il presidente della Democrazia Cristiana.

Dopo una prigionia di 55 giorni nel covo di via Camillo Montalcini 8, le Brigate Rosse decisero di concludere il sequestro uccidendo Moro: lo fecero salire dentro il portabagagli di un’automobile Renault 4 rossa – rubata il precedente 2 marzo a un imprenditore (Filippo Bartoli) nel quartiere Prati, due settimane prima dell’eccidio di via Fani – e gli ordinarono di coricarsi e coprirsi con una coperta dicendo che avevano intenzione di trasportarlo in un altro luogo. Dopo che Moro fu coperto, gli spararono dodici proiettili, uccidendolo. Il corpo di Aldo Moro fu ritrovato nella stessa auto il 9 maggio a Roma in via Caetani, emblematicamente vicina sia a piazza del Gesù (dov’era la sede nazionale della Democrazia Cristiana) sia a via delle Botteghe Oscure (dove era la sede nazionale del Partito Comunista Italiano). Aveva 61 anni.

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